Sui crinali ventosi, di Hellen Hiding Pregnolato

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Mi piace correre in mezzo ai boschi, sulle montagne, nessuno ti impone regole del tipo:” se cammini non puoi correre, se corri non puoi camminare” sei completamente libero. Sentire il ritmo regolare del tuo cuore, dei piedi sul terreno che si adattano in modo naturale, con una precisa percezione delle asperità’ del terreno, il fiato che si fa sempre più pesante e la stanchezza inesorabile.

Correre in montagna significa avere il coraggio di fare esperienze che credi valga la pena di vivere anche se temi che possano essere al di la’ delle proprie capacità’, ognuno può’ scoprire che l’essere umano non ha limiti, e per cui nessuno ti deve limitare.

Con me porto sempre il mio zaino da Ultramaratoneta, al cui interno ci sono risorse sempre inaspettate e fardelli pesanti come macigni, i volti dei miei cari e degli amici veri e quelli che sono destinati a disintegrarsi nella mia mente dopo una manciata di metri per abbandonarli definitivamente durante il tragitto, lasciando spazio alle figure importanti, quelle che hanno veramente avuto un peso nella mia vita arrivano sempre al traguardo con me.

E’ un percorso di consapevolezza, in quel misto di freddo, sudore, stanchezza, commozione, gioia, libertà’. Mi piace l’ambiente che circonda queste corse e conoscere gente che ha le stesse tue affinità’, perché’ e’ bellissimo correre in mezzo alla natura e quando ci si concede un attimo di respiro in mezzo ai boschi e sbucare sudati sui crinali ventosi da cui domini il mondo con lo sguardo ti da un senso di pace e un senso alla fatica, essa amplifica le percezioni sensoriali e mentali e ti aiuta a capire meglio quello che dicono lo spirito e il fisico.

Si corre in autosufficienza e questo educa alla parsimonia, al sapere ascoltare il tuo corpo. Le lunghezze variano dai 30 agli 80 km da farsi in un giorno, e’ uno sport duro, e’ per questo che mi piace, correre su un tracciato difficile e con dislivelli severi rappresenta una vera sfida con se stessi, si attraversa luoghi naturalistici e panorami mozzafiato che ricorderai per sempre.
La competizione e’ molto elevata, ma non e’ questa a farmi muovere e a motivarmi, sono ben altre le cose che non si vedono e non si toccano, non e’ di certo una vincita che ti fa sentire la migliore, la montagna ha sempre insegnato l’umiltà’.

Si fanno incontri straordinari, animali timidi che al solo vederli ti imponi di fermarti immobile ad osservarli in silenzio per rispetto, poi arrivano gli altri le persone che come me gareggiano, ti trovi a fare squadra anche se al momento non ci si conosce, perché’ negli ultimi km. che ti separano dai cancelli che stanno li a ricordarti che c’è’ anche un tempo limite per superarli, e’ di vitale importanza trascinarci a vicenda e superare le crisi che incombono, come nella vita.

All’arrivo scappa il pianto di felicità’ e ci si abbraccia in un’abbraccio senza inibizioni abbracci veri e sentiti con gente sconosciuta e’ questa la vera fratellanza, ricevi anche un grazie da chi si è’ aggrappato a te e gli hai fatto credere fino in fondo che quello e’ veramente l’arrivo.
Il tempo scorre, quasi non ne hai più’ la percezione, sono diventata tutt’uno con la natura, le montagne, i torrenti,

Manca poco oramai, incomincio a stare meglio, incomincio a sognare l’arrivo, ed un po’ me ne dispiace quasi, ecco ci siamo ultimi due km. la vista incomincia ad annebbiarsi lasciando lo spazio alle lacrime che scendono inesorabili, la gola si stringe facendo passare poca aria, il fiato diventa più rumoroso quasi asmatico, si sente il sapore del sangue per la fatica, le persone al di la’ delle transenne ti danno il cinque e passi toccando le loro mani, il primo contatto umano dopo ore e ore di solitudine, alzo le braccia al cielo, abbraccio i miei compagni di avventura e poi i miei figli e mio marito che mi hanno aspettato per tante ore. Realizzo dopo che ho fatto un’impresa eccezionale, salgo sul gradino più alto del podio il più’ ambito per chi ci crede, anche se non e’ la prima volta questa volta ho sentito un’emozione diversa incontenibile perché’ sono consapevole della fatica che non avevo mai provato nella mia vita neanche nelle maratone classiche che sono già’ dure per chi le ha provate. Ecco la mia medaglia bellissima al collo Prima classificata della mia categoria in uno sport durissimo e nuovo.

La corsa e’ sempre stata musica per le mie orecchie, un pentagramma sul quale il rumore dei passi e delle bacchette sulle rocce scrivono una melodia ogni giorno diversa. I piedi si muovono con maestria sui dirupi componendo l’opera, il cuore segue il tempo, il respiro segue l’emozione che tutto questo concorre a creare, l’oblio dei sensi che solo un grande concerto sa regalare e in tutto questo la cosa straordinaria e’ che sono Io il Compositore, Io il Direttore e anche l’Orchestra.