Sistema Immunitario e attività sportiva

Alessandro Visconti, Fisioterapista

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Luca Pacciolla, Medico Chirurgo Dietetica e Nutrizione Clinica

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DOTT. ANDREA MUSSI - BIKE FIT

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Il sistema immunitario è costituito da una complessa rete di mediatori chimici e cellulari, il cui scopo è quello di difendere l’organismo da qualsiasi forma di insulto chimico, traumatico e infettivo.

Una caratteristica fondamentale del sistema immunitario è la capacità di distinguere tra le strutture endogene o esogene che non costituiscono un pericolo e che dunque possono o devono essere preservate (self) e le strutture endogene o esogene che invece si dimostrano nocive per l’organismo e che devono quindi essere eliminate (non-self).

Un deficit del sistema immunitario si può ripercuotere su tutto l’organismo, rendendolo vulnerabile nei confronti degli agenti esterni e scatenando anche gravi malattie contro i tessuti dell’organismo stesso (malattie autoimmuni).


Negli ultimi anni sono state condotte alcune ricerche per studiare la relazione tra attività fisica e risposta immunitaria nell’atleta ed è emerso che l’esercizio fisico aumenta la produzione di leucociti killer e di interferone, importanti per la profilassi delle infezioni virali e delle neoplasie. E’ ormai noto come l’esercizio fisico possa essere una vera terapia non solo per le patologie cardiovascolari e metaboliche, ma anche tumorali. Numerosi studi su modelli animali hanno confermato il dato epidemiologico che suggerisce un’azione protettiva da parte dell’attività fisica nei confronti di vari tipi di cancro. Alcuni dati indicano che l’allenamento agisce sui livelli e sull’attività delle citochine pro-infiammatorie ed anti-infiammatorie, influenzando la prevenzione e il trattamento di alcuni tipi di carcinoma.

L’esercizio aumenterebbe anche la produzione da parte di alcune cellule del sistema immunitario di proteine con funzioni particolari. Tra queste l’interleuchina-1 ha la funzione di aumentare la temperatura corporea, creando un ambiente sfavorevole a virus e batteri, e l’interleuchina-6 mantiene stabile l’immunità cellulare.


Non sempre però attività fisica è sinonimo di perfetta efficienza immunitaria.

Quando gli allenamenti non vengono pianificati, non vengono stabiliti adeguati periodi di recupero, di riposo e un numero adeguato di competizioni, che tengono conto dell’età e delle caratteristiche dell’atleta, soprattutto amatoriale, l’esercizio fisico può diventare una condizione stressogena per l’organismo, influenzando negativamente anche la risposta immunitaria. Quindi la relazione dose-effetto diventa fondamentale.

Alcuni Autori sostengono addirittura che l’attività sportiva protratta a lungo deprima l’immunità aspecifica, rendendo così chi ha praticato a lungo sport, come chi ha fatto attività agonistica per anni, più suscettibile alle infezioni. Del resto in molti atleti d’elite anche il livello di immunoglobuline-G (un tipo di anticorpi) circolanti sembra essere più basso alla fine della stagione agonistica rispetto all’inizio.
Uno stress psicofisico eccessivamente intenso o protratto può portare a una situazione di immunodeficienza, documentabile clinicamente con forme infettive, talvolta banali, talvolta gravi, evidenti a volte soprattutto nei periodi che seguono gare impegnative.


Quindi l’esercizio fisico deve essere adeguatamente dosato!
Le linee guida dell’America Collage of Sports Medicine (ACSM) indicano che l’ esercizio fisico moderato, di intensità pari al 70-80% del massimo consumo di ossigeno (VO2 max) calcolato con test appropriato utilizzando un metabografo, svolto almeno 3 volte alla settimana, è quello ottimale per trarre i vantaggi maggiori per la salute e che stabilizza anche la risposta immunitaria. Questa infatti è l’intensità che viene prescritta come vera terapia.

La quantità di attività fisica deve essere organizzata in modo da ottenerne i massimi effetti oltre che i massimi risultati sportivi. Quello che stiamo osservando in medicina dello sport, soprattutto in atleti amatoriali, spinti dallo spirito competitivo, sono spesso condizioni di overtraining che si traducono non solo in sovraccarichi del sistema muscolare, osteoarticolare e cardiaco, ma anche in una compromissione del sistema immunitario.

Andrea Re

Marita Gualea